Pianola, 16/05/09- 23/05/09
Il campo di Pianola (piccolo paese vicino a L'Aquila, i cui abitanti sono stati trasferiti quasi interamente nella tendopoli) per me si è trasformato in una scuola di vita.
Quello che ho dato io col mio lavoro non è stato paragonabile a quello che mi è stato regalato…
Ho appreso la solidarietà con la S maiuscola. Quella tra cittadini di una stessa nazione, di una stessa terra.
Persone da ogni parte d'Italia uniti dalla stessa volontà di dare una mano agli abruzzesi: qualcosa che non avevo mai sperimentato prima, qualcosa ovviamente che si vorrebbe e si dovrebbe sperimentare ogni giorno, non solo dopo una catastrofe, ma che resta comunque un grande prova di senso civico.
Ho avuto modo di collaborare con la Prociv Arci ligure, emiliana, toscana, sarda e soprattutto calabrese (era la Prociv di Isola di Capo Rizzuto – Kr che contava più volontari e aveva portato gran parte dell'attrezzatura necessaria per il campo, dalla cucina al "tendone-mensa").
E la gente… la gente mi ha regalato più di un sorriso e non mi è apparsa triste e rassegnata ma decisa, determinata a ricostruire il suo domani, anche a spese proprie se necessario.
Nessuno si perde d'animo al campo. C'è chi aveva un'attività che gli dava da vivere e l'ha persa, ma ha ripreso in mano dopo vent'anni la chitarra e fondato un gruppo musicale con ragazzi del paese dal nome rappresentativo: 649; c'è chi ci aiuta in cucina non potendo farlo più a casa e chi, più anziano, ci racconta le sue disavventure come se non rappresentassero un baratro senza fondo, ma una china dalla quale risalire. E tutto questo avviene mentre bambini vivaci scorrazzano nel campo, molti hanno con sé trattori e gru giocattolo e raccolgono alcune pietre per innalzare il primo muro della loro "nuova" casa.
Si respira un'atmosfera di comunità a Pianola che oggi nelle nostre città è sempre più rara.
Giovanni Malservigi