LA TESTIMONIANZA DI MADDALENA SANTORO

Forse non emergeva abbastanza dal suo carattere eppure era lì, a portata di mano, di cuore, di voce. Di don Andrea Santoro, anche nei contributi che gli sono stati dedicati in queste settimane da Roma sette e da Romasette.it alla vigilia dell’anniversario della morte, sono state spesso messe in luce la risolutezza con cui pronunciava i consigli, la decisione che ne accompagnava i modi, talvolta persino una certa spigolosità di carattere. Eppure l’altra faccia della stessa medaglia, seppure meno evidente, era decisiva. «Della sua sensibilità si è parlato meno», conferma sua sorella Maddalena, «ma era la componente fondamentale della sua personalità umana, ciò che lo portava a richiamare, a riavvicinare le persone dopo che c’era stato uno scontro dovuto alla radicalità evangelica con cui lui conduceva la propria esistenza».

Il don Andrea pastore, colui che ti voleva talmente bene da mostrarlo senza riserve, il prete senza una misura che non fosse quella della fede. «Con lui non si poteva barare – continua Maddalena Santoro – perché considerava la parrocchia, e quindi la comunità, come il luogo in cui si cresce insieme nella fede. Quando ciò non avveniva o, piuttosto, non veniva compreso dagli altri, nasceva in lui una grande sofferenza che poteva portare a qualche attrito. Ma era sempre pronto a chiedere scusa per il gesto o per il tono, mai per la sostanza delle sue convinzioni». Convinzioni senza «se» e senza «ma», di quelle per cui si può anche morire per testimoniare l’estremo coraggio della coerenza. Una dote che don Andrea accompagnava al proprio convincimento: «Credeva profondamente nel dialogo interculturale e interreligioso – spiega la sorella – perché pensava che nel rapporto con il Medio Oriente non si puntasse sufficientemente al cuore della questione che è la fede. Parlare della propria fede senza condannare quella dell’altro era, per lui, la via privilegiata da seguire». Un atteggiamento incomprensibile per quelle frange che si alimentano di fondamentalismo e lasciano piuttosto il compito di parlare ad una canna di pistola.

Ma cosa muore con don Andrea e cosa nasce dal suo sacrificio? «Per me non è morto nulla – risponde Maddalena – perché al di là della sofferenza personale, di tutta la mia famiglia, degli amici e figli spirituali, nel non vederlo, nel non sentirlo, nel sapere che Andrea non è più in un luogo preciso, emergono con sempre maggiore forza ed evidenza le ragioni delle difficoltà nel rapporto tra Oriente e Occidente, che non sono dovute al petrolio o a ricchezze materiali». La complessità del Medio Oriente, come si comprende infatti dall’ultima lettera di don Andrea, era per lui legata all’anima religiosa di quei luoghi: «In questo cuore, nello stesso tempo luminoso, unico e malato del Medio Oriente è necessario entrare in punta di piedi, con umiltà, ma anche con coraggio. La chiarezza va unita all’amorevolezza».

«Anche la visita del Papa in Turchia – continua Maddalena – sta dentro questo processo che si è messo in moto e che pone maggiore attenzione al rapporto tra cristiani e musulmani. Certamente c’è ancora moltissima strada da fare, strada dura, in salita». «Credo veramente che la forza di Andrea sia stata la sua fede – sottolinea ancora Maddalena -, il suo radicamento in Cristo, nel Vangelo, nella Chiesa apostolica che Gesù ha voluto, così come il suo continuo riferimento al Crocifisso, all’Agnello, all’Eucaristia, che indica umiltà e mitezza».

Ancora nella sua ultima lettera don Santoro annotava: «Un Dio che attira con l’amore e non domina con il potere è un vantaggio da non perdere…Non è facile, come non è facile la croce di Cristo sempre tentata dal fascino della spada. Ci sarà chi voglia regalare al mondo la presenza di questo Cristo? Ci sarà chi voglia essere presente in questo mondo mediorientale semplicemente come cristiano, sale nella minestra, lievito nella pasta, luce nella stanza, finestra tra muri innalzati, ponte tra rive opposte, offerta di riconciliazione?». «Lui l’ha voluto – conclude Maddalena – ma come ciò possa proseguire e accadere è interamente affidato a Dio, alla fede purificata e trasparente dei cristiani e agli uomini di buona volontà!».