Fabbrica del Santuario

Il Santuario della Madonna del Colle in Lenola rappresenta un mirabile esempio artistico di unione tra Barocco romano e campano

La prima pietra venne posta il 7 maggio del 1607 e il 10 settembre del 1610 si apriva alla venerazione dei fedeli. Nel 1618 fu ingrandito e nel 1620 fu costruito ed annesso il Seminario diocesano. La proclamazione a Santuario avvenne nel 1626 con bolla di Urbano VIII. Il 21 marzo 2015, con rescritto della Congregazione del culto divino e Bolla del Santo Padre Francesco, il Santuario è stato elevato alla dignità di Pontificia Basilica minore con tutti i diritti e i privilegi concessi a norma del Decreto Domus Ecclesiae del 9 novembre 1989.

 

Un rilievo particolare merita la bellissima facciata del Santuario. Opera dell’artista milanese Raffaello Franco, fu inaugurata nel 1628. Tutta a mattoni rossi, è intersecata da ampie cornici di pietra locale e sull’ampio cornicione si levano, con maestosa e fine eleganza, fiamme intagliate a simboleggiare l’ardente fede di coloro che concorsero all’edificazione del Santuario.

Sul portale d’ingresso si possono ammirare tre stemmi in pietra: al centro quello di Gabriele Mattei, con la scritta Charitas semper Deo gratias, a sinistra quello di Mons. Giovanni Gandulfo Vescovo di Fondi, che diede un impulso decisivo al completamento del Santuario; a destra quello di Lenola, con il simbolo del fiore denominato Enula Campana.

 

Entrando nel Tempio,  l’attenzione dei visitatori è rapita dal maestoso Altare maggiore, che custodisce la taumaturga Effigie della Vergine. Venne eseguito nel 1618 su disegno dell’architetto Rossini, che godeva di grande fama a Roma. È una pregevolissima opera d’arte ricca delle più svariate specie di marmi: se ne contano ben 24, dei quali molti rarissimi.

 

Fu eseguito in parte a Besançon sotto la cura di D. Luigi Maria Carmelo, Nunzio Apostolico in Francia, fratello di Mons. Giovanni Gandulfo, vescovo di Fondi, ed in parte a Roma. 

Le due colonne con capitelli di stile corinzio, sono di marmo africano; vennero dalla Germania, prezioso dono di un capitano francese, che nel 1618 aveva militato nel territorio fondano. L’altare venne eretto nel 1626 sotto la stessa direzione dell’architetto Rossini intorno al vetusto muro recante la prodigiosa Effigie. 

 

Fu eseguito in parte a Besançon sotto la cura di D. Luigi Maria Carmelo, Nunzio Apostolico in Francia, fratello di Mons. Giovanni Gandulfo, vescovo di Fondi, ed in parte a Roma. 

 

Le due colonne con capitelli di stile corinzio, sono di marmo africano; vennero dalla Germania, prezioso dono di un capitano francese, che nel 1618 aveva militato nel territorio fondano. L’altare venne eretto nel 1626 sotto la stessa direzione dell’architetto Rossini intorno al vetusto muro recante la prodigiosa Effigie. 

A corona della preziosa nicchia nella quale contenuto il preziosissimo affresco, si ammira una magnifica tela, attribuita all’artista conterraneo Giovanni Pandozy, rappresentante una gloria di Angeli. Secondo un’antichissima tradizione la scena doveva richiamare una visione avuta nello stesso luogo dove è stata trovata la nostra Effigie, da alcuni cristiani quivi recatisi a dar sepoltura ai martiri della persecuzione di Decio nella metà del terzo secolo.

 

 Essi videro l’immagine della Madonna circondata da un nimbo di serafini ed angeli con emblemi del martirio. Il gruppo di Angeli della parte superiore della tela è di una qualità ed ispirazione eccezionale. Soprattutto uno di essi che, al di sopra della nicchia, reca fra le mani una corona di stelle. 

 

Ai suoi piedi in ogni tempo si prostrarono numerose schiere di pellegrini, venuti pur da lontano e fra questi anche anime privilegiate, elevate poi agli onori dell’altare: S. Leonardo da Porto Maurizio, che vi istituì la Via Crucis, S. Gaspare del Bufalo, Fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue, S. Paolo della Croce, che soleva chiamare “il riposo di Dio” questo nostro Santuario.