Il cuore dell’uomo desidera la gioia. Tutti desideriamo la gioia, ogni famiglia, ogni popolo aspira alla felicità. Ma qual è la gioia che il cristiano è chiamato a vivere e a testimoniare? E’ quella che viene dalla vicinanza di Dio, dalla sua presenza nella nostra vita. Da quando Gesù è entrato nella storia, con la sua nascita a Betlemme, l’umanità ha ricevuto il germe della gioia. Non occorre più cercare altrove! Gesù è venuto a portare la gioia a tutti e per sempre. Gesù stesso è la nostra gioia, e con Gesù la gioia è di casa.
Luce di speranza, resta sempre accesa nella nostra famiglia, nessun vento di discordia venga a spegnerla. Riscalda, illumina e rendi bella la nostra casa nella speranza che Gesù possa venire presto a visitarci.
Vorremmo accostarci a ciascuno di voi e rivolgervi con grande affetto una parola di speranza e di consolazione in questo tempo che rattrista i cuori. Viviamo una fase complessa della storia mondiale, che può anche essere letta come una rottura rispetto al passato, per avere un disegno nuovo, più umano, sul futuro. «Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi» (Papa Francesco, Omelia nella Solennità di Pentecoste, 31 maggio 2020).
Due parole affiorano dal cuore in questo tempo particolarmente complesso: speranza e prossimità. I tempi dell’Avvento e del Natale segnano l’inizio di un nuovo anno liturgico. Come andrà? Cosa aspettiamo? Mentre le nostre parole restano incerte e mute, la Parola di Dio in questo tempo annuncia e celebra la speranza: il Padre, nel mistero dell’Incarnazione del Figlio, si rivela volto compassionevole dell’Amore e, fedele alla sua promessa, si fa prossimo all’umanità ferita, stanca e sofferente.
E’ monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, presidente della Conferenza abruzzese–molisana e noto teologo, ad annunciare in anteprima che “il Messale con la nuova versione del Padre Nostro voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana uscirà qualche giorno dopo la prossima Pasqua”. Nella preghiera, l’invocazione a Dio ‘non indurci in tentazione’ è stata modificata con una traduzione ritenuta più appropriata: ‘non abbandonarci alla tentazione’. “L’uso liturgico sarà introdotto a partire dalle Messe del 29 novembre di quest’anno, prima domenica d’Avvento”.
In considerazione dei dati epidemiologici relativi alla nostra comunità di Lenola, la prevista celebrazione eucaristica del 2 novembre al Cimitero non avrà luogo. Le Ss. Messe di suffragio dei fedeli defunti saranno officiate presso la Basilica alle ore 8.30 e nella Chiesa parrocchiale alle ore 16.00 ed alle ore 18.00.
Dal 19 al 23 Ottobre 2020 P. Francesco Crivellari (sacramentino) anima il Corso di esercizi spirituali nella vita quotidiana. Gli Esercizi Spirituali sono un’esperienza personale d’incontro con il Signore attraverso la meditazione della Parola di Dio e la preghiera. L’esperienza degli esercizi si pone su un piano diverso rispetto agli altri strumenti di formazione e di educazione alla fede (catechesi, conferenze) perché coinvolgono tutte le dimensioni della persona (intelletto, memoria, corpo, emotività, immaginazione, volontà) e generano comportamenti e scelte di vita. Per avvicinare le persone a questa pratica si è favorito un programma che possa facilitare la partecipazione prevedendo due turni: uno giornaliero e uno solo serale in modo da consentire a tutti la partecipazione secondo le reali possibilità personali. Aderendo agli Esercizi spirituali ognuno dovrà scegliere di partecipare al primo giornaliero o al turno serale delle ore 20.30. La partecipazione è libera e gratuita, l’impegno degli esercizi prevede la presenza non saltuaria e al turno cui si è scelto di aderire.
In memoria della deportazione degli ebrei di Roma.
Ho scoperto da poco questa opera che David Olère, un artista ebreo sopravvissuto ad Aschwitz, eseguì nel 1946. Conoscevo altre cose di questo pittore, ma quando ho visto questa, mi ha dato da pensare, mi ha fatto riflettere sul suo carattere profetico. Quando l’arte è vera è profezia e precede e anticipa la teologia. I Padri conciliari hanno scritto con l’inchiostro la Dichiarazione Nostra Aetate approvata il 28 ottobre 1965, e forse non ancora recepita, ahimé! Contemplando questa icona di David Olère, mi sono convinto che il paragrafo quarto di Nostra Aetate è stato scritto con il sangue del comune martirio ebraico-cristiano nell’inferno di Auschwitz, come dimostra questa opera profetica.